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I
fabbisogni di ricettività turistica a Torino e in provincia: situazione, tendenze, prospettive |
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Executive Summary e principali conclusioni | |||||||||||||||||||||||||||||
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I risultati della ricerca 1 2 3 4 | |||||||||||||||||||||||||||||
A partire da questo quadro, il Rapporto ferma l'attenzione sulla situazione del mercato torinese della ricettività turistica:
Lo studio prende le mosse (Parte prima del Rapporto) da una ricognizione della situazione corrente dell'offerta (capitoli 1 e 2), in termini di struttura ricettiva, tassi di utilizzo delle camere e da un'analisi (capitolo 3) della redditività delle imprese alberghiere torinesi (società di capitali della tipologia 4 stelle). Nella Parte seconda del Rapporto, il confronto con esperienze "benchmark" internazionali (Capitolo 4) e una simulazione dell'impatto di diversi scenari alternativi sulla redditività e la struttura finanziaria delle imprese (Capitolo 5) ha fornito un quadro completo delle opportunità e minacce insite negli scenari del mercato turistico alberghiero torinese a dieci anni. I connotati della struttura dell'offerta alberghiera torinese, evidenziati anche da un confronto con le altre province metropolitane italiane e con le principali città europee, sono risultati molto netti. Torino è ancora in attesa del suo primo albergo a 5 stelle. Tra le province metropolitane l'assenza di alberghi 5 stelle è una condizione che Torino condivide soltanto con Catania. Anche il confronto con Catania risulta però sfavorevole a Torino che presenta una dotazione di camere 4 stelle inferiore. La quota
di camere in alberghi di qualità superiore (4 o 5 stelle) è
a Torino anormalmente bassa (20,2%). Nel contesto delle province metropolitane
una quota inferiore al 30% si riscontra soltanto a Venezia (20,8%) e a
Palermo (dove si ha il punto di minimo con il 18,8%). La scarsità di camere nelle categorie superiori e la specializzazione nell'offerta di camere a 1 o 2 stelle è particolarmente squilibrata in relazione alla composizione della domanda, che a Torino è più orientata verso la componente business. Questo squilibrio risulta evidente dal confronto con Venezia, la provincia metropolitana più simile a quella torinese per struttura dell'offerta, che presenta una composizione della domanda con un elevatissimo peso della componente tempo libero. La provincia di riferimento per il turismo d'affari in campo nazionale, quella milanese, presenta una struttura radicalmente opposta a quella torinese (quasi il 6% delle camere in alberghi a 5 stelle, 48,9% complessivamente in 4 o 5 stelle, solo il 12,9% in alberghi a 1 o 2 stelle). Ma anche altre province con struttura della domanda simile a quella torinese presentano una struttura dell'offerta decisamente diversa: Bologna ha più dell'1% delle camere in alberghi a 5 stelle e il 34.6% complessivamente nei 4 o 5 stelle; Bari più dell'1,5% nei 5 stelle e il 36,4% nei 4 o 5 stelle. Dalla analisi di questi dati si trae la considerazione che anche nell'ipotesi di mantenere invariato il numero delle camere, sono necessari a Torino significativi investimenti per adeguare la struttura dell'offerta a quella della domanda, o intervenendo sugli alberghi esistenti elevando la qualità dell'offerta, o sostituendo una parte dell'offerta attuale con nuovi alberghi nelle categorie 4 e 5 stelle. Altro tema di grande interesse per delineare la struttura della ricettività alberghiera a Torino è la misurazione del tasso di occupazione delle camere. Si è in primo luogo cercato di sciogliere i molti i dubbi, sollevati da più parti, sulla bontà delle rilevazioni che spesso collocano Torino in fondo alla classifica in Italia e su valori particolarmente bassi. Dall'analisi svolta incrociando rilevazioni di diverse fonti, risulta condivisibile la valutazione che il tasso di occupazione delle camere di Torino risulta si inferiore alla media nazionale, molto lontano dai best performer europei, ma non troppo distante dalla media come invece spesso si sostiene. Nel confronto con le principali città europee, anche se la distanza dai best performer, Londra ed Amsterdam, è abissale, Torino non si trova troppo lontano da alcune delle città con cui più direttamente si confronta, come ad esempio Berlino, Goteborg o Francoforte. Anche l'esame della struttura economico-finanziaria di un insieme rappresentativo di imprese alberghiere torinesi della categoria quattro stelle ha seguito un approccio comparativo, mettendo a confronto i bilanci delle imprese torinesi con quelli di alcune catene alberghiere nazionali ed internazionali appartenenti alla medesima categoria in un esercizio di benchmarking economico-finanziario che ha consentito di evidenziare le caratteristiche delle imprese torinesi, misurandone la distanza o la vicinanza dal punto di vista reddituale e patrimoniale con gli standard del settore. Le domande
cui si è data risposta, conformemente agli obiettivi generali dello
studio, sono state:
Esaminato
attraverso un opportuno set di indicatori, il campione di imprese torinesi
esprime dei risultati reddituali sostanzialmente allineati alla media
in termini di margini unitari di profitto, ma soffre ancora di volumi
relativamente bassi. Una caratteristica che distingue le imprese alberghiere dalle imprese appartenenti ad altri settori è l'elevato livello del leverage operativo. Ciò implica che la elasticità dei profitti a variazioni percentuali unitarie dei ricavi è molto elevata, così come elevata è l'elasticità dei profitti a variazioni modeste del tasso di occupazione delle camere. La redditività delle imprese del settore tende quindi ad innalzarsi rapidamente per variazioni contenute (2-3%) del fatturato. Questa caratteristica delle imprese alberghiere risulta particolarmente importante per le imprese torinesi che mostrano un valore del parametro di elasticità operativa molto alto (3,5) e superiore alla media (2,5). Nella seconda
parte del rapporto il focus dell'analisi è stato spostato
sulle prospettive di lungo termine dei flussi turistici, del fabbisogno
di camere, degli investimenti necessari e della redditività delle
imprese alberghiere. Propedeutica
alla definizione degli scenari è stata la ricognizione della evoluzione
del mercato in Europa e nelle principali città nell'ultimo
decennio, al fine di valutare gli ambiti di variazione dei tassi di crescita
della domanda e di identificare alcuni comportamenti virtuosi. Nel corso degli anni '90, molte città europee hanno realizzato tassi di crescita delle domanda, misurata dal numero dei pernottamenti superiori al 4% medio annuo con punte del 6% e dell'8%. In molti casi queste performances sono il frutto di politiche mirate a favorire lo sviluppo di lungo termine, anche a costo di qualche riduzione degli indicatori di tasso d'occupazione delle camere nelle fasi iniziali della crescita. Nel rapporto oltre ad alcuni casi di successo si riporta anche un esempio di insuccesso, quello di Hannover che ha ospitato l'esposizione universale nel 2000. Gli organizzatori e gli operatori hanno affrontato l'opportunità offerta dall'Expo con una logica di massimizzazione dei profitti a breve termine (elevati prezzi, elevate tariffe, scarsi investimenti in ricettività), facendo leva sulla momentanea condizione di <mercato favorevole all'offerta> quasi una condizione monopolistica, che si verifica nell'intorno e durante il Grande Evento. Il risultato e' stato sfavorevole sia nel breve termine (un numero di visitatori di molto inferiore al previsto) sia nella fase successiva. L'immagine negativa (di città costosa ed inospitale) ha riportato già nel 2001 le presenze turistiche al basso livello precedente l'Expo. Le opinioni sull'impatto dei grandi eventi sull'economia delle città ospitanti è aperto e le opinioni sono molto diversificate. Maggiore consenso si riscontra invece riguardo al fatto che il principale beneficiario dei grandi eventi è il settore del turismo. I grandi eventi hanno dato prova di svolgere un ruolo significativo nell'influenzare le decisioni riguardo alle destinazioni dei movimenti turistici. Ovviamente, come del resto è mostrato sinteticamente dalle storie di caso, l'effetto di lungo termine dei grandi eventi sui flussi turistici è strettamente collegato alla capacità degli stessi grandi eventi di essere una occasione di rigenerazione urbana e un catalizzatore per la definizione e la costruzione di una visione per il futuro delle città. L'analisi del mercato turistico nel decennio passato, degli impatti sul turismo che gli eventi olimpici hanno determinato in passato e delle previsioni del World Tourism Organitation (WTO) offre un quadro nettamente positivo e autorizza ad ipotizzare diversi scenari, tutti di crescita per la domanda turistica rivolta all'Italia e alla provincia di Torino. Partendo dall'analisi della composizione e delle caratteristiche dei flussi turistici internazionali che si indirizzano verso Torino, sono stati elaborati tre scenari di sviluppo dei flussi verso Torino nel prossimo decennio:
Il flusso di investimenti per far fronte alla domanda attesa è consistente, ma le valutazioni effettuate sulla redditività prospettica delle imprese alberghiere sono più che confortanti. L'evoluzione nel tempo della redditività sul capitale investito (vedi grafico 1), è tale da consentire il finanziamento nell'arco di dieci anni degli investimenti necessari [6].
Grafico 1 - La redditività nei 3 scenari (Elaborazioni Hermes lab) [4] Dalla
ricognizione dei progetti in corso si stima una offerta aggiuntiva di
1223 camere nel settore degli alberghi a 3-4 stelle. [5] I
dettagli sul numero di camere necessarie per tassi di utilizzo più
facilmente sostenibili sono riportati nei paragrafi del testo relativi
agli scenari. [6] I
valori di redditività riportati nel grafico si riferiscono, per
i diversi scenari, alla simulazione effettuata per il caso di crescita
dell'offerta di camere equivalente alla domanda aggiuntiva. Ipotizzano
quindi un tasso di utilizzo delle camere pari al 68% per lo scenario base,
al 72% per lo scenario intermedio e al 76% per lo scenario di crescita
accelerata. I risultati, per ogni scenario, per tutti i tassi di utilizzo
sono riportati nei relativi paragrafi del testo.
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